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luna ancora nascosta, che doveva essere piena. La vita
affettuosa e semplice che avevo visto in quella casa, ave-
va dato mentre v ero rimasta una delizia irriflessiva. Ma
ora che me ne andavo, provavo d improvviso un senti-
mento d angoscia, quasi la rivelazione di un altra mora-
lità, ch io paragonavo alla nostra. Questo sentimento
non solo mi sconvolse in un attimo, ma m intenerí su
me stessa. Come di fronte a un apparizione imprevista,
io giudicavo per la prima volta mia madre ed anche me
che l assistevo.
La sua mania di sequestrarmi a discorrere, le sue fan-
tasie ed i suoi amori, le adulazioni e l artificio, mi appa-
rivano ora in una luce esaltata e sinistra. «Ho preso l im-
pegno» pensai quasi con raccapriccio «di sacrificarle la
vita!» Stordita, mi sentii morire; non avrei potuto persi-
stere nel sacrificio impulsivo della mia vita a quella don-
na. Pure amavo ancora mia madre e non potevo risolver-
mi né ad abbandonarla a se stessa, né a darle una
delusione. Mentre mi dibattevo tra questi diversi impul-
si, udii la voce del giovane, che mi diceva:
«Sono molto dolente di non essere stato con mia madre
e con voi; mia madre non mi aveva preannunciato la visi-
ta; ma ora che sapete la strada, spero di vedervi tornare».
Tutto basta a commuovere quando si ha il cuore già di-
sposto; io lo guardai con occhi pieni di lagrime: «Oh, co-
me vorrei!» gli risposi. «Ma c è mia madre, e ha le sue
idee; è una donna deliziosa, di un intelligenza rarissima,
piú che una madre una sorella; io, piú che amarla, l adoro;
appunto per questo non voglio recarle il minimo dolore».
«Ma vostra madre» disse il giovane «distinguerà com-
pagnia e compagnia; non sarà certo contraria che voi ve-
niate tra la gente per bene».
«Eh» dissi scuotendo il capo. «Io temo... ecco, vede-
te, non le piace che io esca».
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Letteratura italiana Einaudi
Guido Piovene - Lettere di una novizia
«Ma non potete vivere da prigioniera!»
«Perché insistete?» gli risposi. «Perché volete pun-
zecchiarmi su un punto che mi tormenta giorno e notte?
Io non vi posso rispondere la verità. Il nostro caso non è
un caso normale. Mia madre ha le sue manie, io sono co-
me un infermiera... oh, non crediate che sia pazza! È so-
lo una cara donna che ha bisogno di me; e io mi sono
addossata il compito, forse eccessivo, di darle un conti-
nuo sostegno; perché, credete, non potevo dire di no. È
necessario che mi stimi; e se, per stimarmi, le occorre
ch io stia rinchiusa dalla mattina alla sera, io devo farlo,
ve lo giuro. Questo mi permette di darle, povera donna,
un po di aiuto».
«Ma allora vi sacrificate!»
«Non mi sacrifico, perché le voglio bene. Anche voi,
che fareste, se la persona che amate di piú fosse ammala-
ta, e in mano vostra, sapendo che una certa azione, inno-
cente in se stessa, le farebbe un tale dispetto da aggrava-
re il suo stato? Non posso nemmeno pensarci...»
«Rita» mi disse il giovane «voi dite che dovete aiutare
vostra madre. Per mio conto vi dico: se posso aiutare
voi, se possiamo vederci...»
A queste parole capii con una tale chiarezza ciò che
mia madre mi toglieva, che cominciai a singhiozzare.
«O Rita!» mi disse l altro.
«Non posso farle del male» risposi; «non posso col-
pirla alle spalle; a meno che...»
«Che cosa?»
«Vado già quasi ogni giorno, quando mia madre e
uscita, dalla mia amica Anna Carli, a cercare un po di
respiro. Vedete che si tratta di una relazione innocente.
Se anche voi volete venire...»
Subito mi promise che sarebbe venuto il pomeriggio del
giorno seguente; e ci lasciammo con una stretta di mano.
Mentre tornavo a casa, lasciai che le mie lagrime mi si
asciugassero da sé. Lo sfogo era stato cosí prezioso, che
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Letteratura italiana Einaudi
Guido Piovene - Lettere di una novizia
subentrò alla mia angoscia il benessere di un riposo as-
soluto, una agiatezza di coscienza che rammentava il pri-
mo giorno del mio ritorno dal collegio. Lo stesso senso
di euforia mi impedí di avvedermi che era passato molto
tempo, e che rientravo piú tardi del consueto. Salii tran-
quillamente a togliermi i guanti e il cappello, e avevo ap-
pena cominciato, quando mia madre entrò nella mia
stanza. Io non sapevo che fosse già a casa ad attendermi
e, per quanto oramai sicura del mio diritto, mi sentii
rabbrividire perché mi vedevo scoperta. Mia madre non
disse nulla, sedette sull orlo del letto, le mani sulle gi-
nocchia, le labbra strette e imbronciate.
«Ah, sei tu» dissi io; e facendo finta di nulla, ma con
un grande batticuore, mi sedetti allo specchio e comin-
ciai a pettinarmi. Dopo un minuto aggiunsi:
«Sono subito pronta; è quasi ora di pranzo».
«Ti ringrazio» fece mia madre senza mutare posizio-
ne: «ora so quanto devo fidarmi di te».
«Perché mamma?» dissi voltandomi.
«Ci si illude di avere trovato una gran cosa, una intel-
ligenza speciale, un sostegno per sempre& lo so dove
sei stata; sei ritornata al tuo collegio».
Io capii a volo; avevo parlato una volta di una delle no-
stre suore senza beffe né insulti; mia madre se n era irri- [ Pobierz caÅ‚ość w formacie PDF ]

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