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party e che assomigliava sospettosamente a quello che portava la sera pri-
ma. Regan aveva la sensazione che per lei gli abiti a fiori con profonde
scollature fossero una sorta di uniforme.
Guardò di sottecchi il profilo regolare di Steve. Spero che sia una brava
persona, si disse. Anche se non capisco come possa giudicare Jazzy una
buona compagnia. E ieri sera al bar mi è sembrato molto brusco con quella
ragazza.
Ordinarono sandwich e bibite a una cameriera in short bianchi, top rosa
e un lei di garofani sempre rosa.
«Che meraviglia potersi sedere», esclamò Jazzy. «Sarà una giornata pe-
sante!»
«Come mai sei coinvolta nell'organizzazione del ballo?» le chiese
Regan.
«Il mio capo fa molta beneficenza. Ha contribuito a finanziare l'evento.»
«Generoso da parte sua.»
«E donerà come gadget camicie hawaiane e muumuu disegnati da lui.»
«È uno stilista?» domandò Kit.
«Da poco. Ha appena realizzato una linea di capi hawaiani.»
«Parteciperà alla festa?» chiese Regan.
«Naturalmente. Gli ho prenotato un paio di tavoli.»
«Dove si possono trovare i suoi abiti?»
«Sì, be', come ho detto è appena gli esordi.» Il tono di Jazzy era da mae-
strina petulante. «Spera che il ballo si riveli una buona pubblicità per la sua
linea, Claude's Clothes.» Si strinse nelle spalle. «È un uomo d'affari di
successo e sono sicura che se la cosa non dovesse funzionare, si tufferebbe
subito in un'altra avventura.»
«Ne sono certa», assentì Regan sforzandosi di non apparire troppo sar-
castica.
A tavola la conversazione fu leggera. Steve ammise di non sentirsi pron-
to per la pensione e di essere alla ricerca di nuovi investimenti. Perché non
la Claude's Clothes? avrebbe voluto chiedergli Regan, ma si trattenne. Il
giovane aggiunse inoltre che aveva intenzione di trascorrere metà dell'anno
alle Hawaii e i restanti mesi altrove. Dove, non lo aveva ancora deciso.
Un modo piacevole di vivere, considerò Regan. Gli si addice. In quanto
a Jazzy, invece, dopo tutto era un avvocato e di certo non si sarebbe accon-
tentata di fare la custode a vita.
Accolse con sollievo l'arrivo del conto. Non vedeva l'ora di salire in ca-
mera per fare qualche telefonata, ma agli altri disse di essere diretta al cen-
tro estetico. Steve insistette per offrire il pranzo a tutti, cosa che Jazzy
sembrò dare per scontata. La piccola comitiva si sciolse. Kit e Steve si di-
ressero alla spiaggia e Jazzy puntò dritta verso l'ufficio di Will. Per il mo-
mento me ne terrò alla larga, decise Regan.
Nel corridoio su cui si affacciava la sua camera, vide Bob e Betsy emer-
gere da uno degli stanzini della biancheria.
Che cosa diavolo stanno facendo? non poté fare a meno di chiedersi.
«Ehi, Regan!» gridò Bob. «Anche noi abbiamo la camera su questo pia-
no. Non ci portano mai asciugamani a sufficienza, non importa quanto ci
lamentiamo.» Rise. «Così abbiamo deciso di servirci da soli.» Sollevò gli
asciugamani che aveva fra le braccia, evidentemente prelevati dalla stanza
incustodita.
«Sì, non bastano mai», assentì Regan. Si affrettò ad aprire la porta ed en-
trò in camera. Che mattinata, pensò. Avrebbe telefonato all'uomo che Do-
rinda aveva intervistato per Spiriti in paradiso, poi avrebbe fatto un giro
per l'albergo. Voleva anche passare da Will per dirgli che le avrebbe fatto
piacere incontrare il cugino di Dorinda. Chissà che cosa avrebbe potuto
sapere da lui?
Seduta sul letto, estrasse il cellulare dalla borsa. «Prima la cosa più im-
portante», disse ad alta voce digitando il numero di Jack. Il giorno prima
avevano parlato poco e quando lo aveva richiamato, quella mattina, lui era
in riunione.
«Finalmente!» esclamò Jack nel sentire la sua voce.
«Ciao!»
«Mi dispiace non averti potuto parlare quando mi hai cercato. Come
vanno le cose da quelle parti?»
«Bene. Anzi, mi sto dando da fare per potermi mantenere. Un sacco di
gente sarebbe felice di lavorare alle Hawaii e a me hanno proposto un inca-
rico senza che lo chiedessi.»
«Che cosa?»
«So che Mike Darnell ti ha riferito che una dipendente è annegata da-
vanti all'albergo. Il direttore pensa che potrebbe essere stata assassinata. E
qui in hotel stanno accadendo strane cose. Mi ha chiesto di occuparmene.»
«Kit dov'è?»
«In spiaggia con il suo nuovo amico.»
«Oh, ragazzi. Si direbbe che non abbia bisogno di te.»
«Sono contenta che si diverta. In ogni caso, io ho da fare.»
«Hai parlato a Mike dei sospetti del direttore?»
«No. Ci ha raggiunti ieri sera per bere qualcosa e il direttore ha chiesto
di parlarmi subito dopo, quando siamo rientrate in hotel.»
«Come faceva a sapere che sei una investigatrice privata?»
«Kit glielo aveva detto poco prima.»
«È una ragazza che non perde tempo, eh?»
Regan sorrise. «Non di recente. Comunque, secondo Mike la polizia
crede che si tratti di annegamento. Non c'erano segni di lotta. Ma senti
questa: la vittima era di New York, molti anni fa aveva intervistato mia
madre e nell'articolo poi pubblicato ha stravolto le sue parole dandogli un
significato tutto diverso.»
«Forse era stata Nora a organizzare la cosa...»
«Molto divertente, Jack», disse Regan ridendo. «Mi limito a riferirti ciò
che la mamma mi ha raccontato.»
«Nora non se la prenderà. È certa che sarò un genero fantastico.»
«Lo so. Secondo lei, non potresti mai fare nulla di sbagliato. Ti adora.»
«Tua madre ha buon gusto.»
«Anche io», disse maliziosa.
«Parlando sul serio, Regan, perché il direttore pensa che sia stato un o-
micidio? Deve avere qualche buona ragione.»
«Ecco la domanda da un milione di dollari! Si è limitato a dirmi che sa-
lutandolo, l'altra sera, la vittima gli ha detto che sarebbe andata dritta a ca-
sa.»
«Ed è tutto?»
«È tutto.»
«Ci deve essere qualcosa di più.»
«Lo so. Credo che dovrò parlargli di nuovo.»
Nel suo ufficio, Jack scosse la testa. «L'ho già detto e sono sicuro che te
lo dirò ancora un migliaio di volte: stai attenta, vuoi?»
Regan pensò a come quella mattina Jimmy le si fosse piazzato davanti,
sgradevolmente vicino. Poi la strana coppia con i berretti mimetici che a-
veva ammirato il suo anello. «Andrà tutto bene», disse. «E comunque, non
mi piace starmene sdraiata al sole tutto il giorno. Più tardi andrò a fare una
nuotata, ma questo incarico mi tiene parecchio occupata.»
«Ti preferirei ustionata, ma fuori dai guai.»
Regan scoppiò a ridere, ma doveva ammettere che le cose al Waikiki
Waters non quadravano molto. E il suo intuito le stava dicendo che erano
destinate a peggiorare.
28
Anche se le onde erano imponenti e lo scenario magnifico, con le mon-
tagne a fare da sfondo, il cielo azzurro vivido, il mare turchese e la sabbia
bianca... Ned non riusciva a concentrarsi. Aveva portato Artie in una grotta
dove le onde erano più piccole che in mare aperto e gli aveva mostrato
come pagaiare con le mani e quindi alzarsi sulla tavola. Si erano esercitati
sulla sabbia e ora Artie era in acqua, ansioso di prendere la sua prima on-
da. Ma Ned non riusciva a pensare ad altro che al lei che aveva rubato anni
prima al Seashell Museum. Che fine aveva fatto la coppia a cui lo aveva
venduto all'aeroporto?
Mentre solcava l'acqua sulla sua tavola, Ned ripensava al ragazzino che
aveva gettato nell'oceano una bottiglia contenente un biglietto in cui chie-
deva a chiunque la trovasse di mettersi in contatto con lui. Ricordava che
c'erano voluti almeno vent'anni prima che la bottiglia approdasse a riva.
Fortunatamente, i genitori del ragazzo abitavano ancora allo stesso indiriz-
zo... non come i suoi, che si trasferivano così di frequente da non riuscire
neppure a vuotare gli scatoloni. Saltavano da una casa all'altra. Quando il
padre di Ned era andato in pensione, avevano traslocato in un condominio
nel Maine buttando via quasi tutto quello che si erano portati dietro per
anni. Quel gesto aveva fatto impazzire di rabbia Ned.
Sarebbe stato quasi impossibile, per uno dei suoi vecchi compagni di
scuola, cercare di rintracciarlo. In fondo, gli andava benone così. Non vo-
leva che i vecchi fantasmi del passato, in particolare quelli dell'infanzia, si
ripresentassero alla sua porta. Il passato è passato, pensava spesso.
Ma il lei. Quando lo aveva venduto, era certo che non avrebbe mai più [ Pobierz caÅ‚ość w formacie PDF ]

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